Lettera aperta al Corvetto

Lettera aperta al quartiere Corvetto
Cari abitanti, famiglie, giovani e amici,
La tragica scomparsa di Ramy, ragazzo egiziano di diciannove anni, ha colpito profondamente tutti noi. Quando una vita viene recisa nel momento in cui sta per sbocciare e portare frutto, percepiamo questo come un dolore troppo grande, una ingiustizia che non sarebbe dovuta accadere. Così, al dolore si mescolano una rabbia cupa, impaziente di esplodere, e una disillusione profonda che sembra destinata a spegnere ogni impeto positivo.
Mercoledì sera in molti si sono trovati a recitare una preghiera per Ramy, che era stato aiutato nello studio pomeridiano presso l’istituto delle Suore di Carità  dell’Assunzione in via Martinengo ed era diventato un caro amico per tanti.
Era presente anche una donna di religione musulmana che il giorno dopo ha scritto a suo padre questo messaggio: «Vedere e sentire “persone di Dio”, come diciamo noi, che pregano per Ramy mi ha toccato nel profondo del cuore. Sentire che non c’era differenza sotto nessun tema mi ha commosso parecchio. Cristiani che pregano per un musulmano, italiani che pregano per un egiziano, cristiani italiani che pregano per un egiziano musulmano. Semplicemente persone di Dio che pregano per un fratello a cui hanno voluto bene. […] Quando preghiamo chiediamo di perdonare il nostro fratello musulmano Ramy, ma stasera ho sentito che è il fratello di tutti. È un bellissimo miracolo che vorrei che tutto il mondo (occidentale e orientale) vedesse». Il desiderio di bene, condiviso tra persone di fedi diverse che si sono trovate unite a pregare per Ramy, è un segno
prezioso: in un mondo frammentato, ci sono luoghi dove la comunione è possibile, dove l’altro è sempre riconosciuto come un bene.
Questo episodio ci ricorda quanto sia essenziale avere luoghi e persone che sappiano accogliere e accompagnare soprattutto nei momenti più difficili. In un quartiere come il nostro, segnato da tante sfide, a volte descritto sui giornali come una banlieu in cui vivere sembrerebbe particolarmente difficile, questi luoghi e queste persone ci sono. Ci sono realtà che non si arrendono ma si impegnano a essere dimore vive e generative, dove si desidera il bene e si lavora per farlo crescere. Come scrisse
Italo Calvino, in una situazione nella quale sembra prevalere il male, occorre «cercare e riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
Le Suore di Carità dell’Assunzione, le parrocchie di Santa Rita e della Medaglia Miracolosa, la Scuola Regina Mundi, insieme all’Associazione La Strada e molte altre, sono esempi di questa realtà generativa. Non sono semplicemente istituzioni, ma comunità, che ogni giorno accolgono e costruiscono relazioni vere, dove ciascuno può sentirsi  chiamato a scoprire il significato profondo della propria vita. Commentando un servizio del TG4 sull’operato delle Suore di Carità
dell’Assunzione, il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti, le ha definite «straordinarie»: «Conoscono il loro quartiere, conoscono come funziona, conoscono tutti i giovani, trattano con loro, parlano con loro, li aiutano […]. Risolvono molto più queste 10 suore che 600 poliziotti, ne sono assolutamente convinto, e sono ammirato di fronte a queste religiose». Noi desideriamo ardentemente dare spazio al bene e alla vita. Crediamo che educare, accompagnare e costruire relazioni siano il modo per generare qualcosa di nuovo e duraturo anche nelle situazioni più difficili. È un compito possibile quando si condivide un desiderio comune. Come ha affermato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nella sua intervista a Repubblica: «Servono le relazioni. Quel che rende sicura una città non è che ci siano le porte blindate sulle case o che ci siano i militari per strada. Serve stabilire relazioni fra persone che si rispettano e che cercano di capirsi, perché non sempre effettivamente è facile farlo. Ma io credo che studiare assieme, pregare assieme, giocare assieme e cantare assieme siano modi per creare quel senso di appartenenza che è poi il segreto per rispettare la propria casa, la propria strada, il proprio quartiere. […] È un tema di rapporti, di amicizie, di vicinato, di collaborazione. È un lungo, complesso lavoro che ci aspetta».
Vi invitiamo a camminare con noi, a riconoscere e sostenere quelle realtà generative che rendono il nostro quartiere un luogo dove si può crescere e vivere insieme, senza rassegnazione. Insieme possiamo vivere una comunità dove ogni persona è accolta e ogni famiglia trova sostegno.
Con stima e gratitudine,

le parrocchie di Santa Rita e Medaglia Miracolosa, la scuola Regina Mundi, le Suore di Carità dell’Assunzione, l’associazione l’Immagine e le cooperative Martinengo e La Strada

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